ANGUILLE CONTAMINATE DA SOSTANZE PERICOLOSE IN TUTTA EUROPA, TRA LE PIÙ AVVELENATE QUELLE DEL TEVERE
06-11-2005Home
Solo ieri attivisti di Greenpeace hanno consegnato al ministro Matteoli oltre 20mila cartoline sottoscritte dagli italiani per una chimica piu' sicura, mentre oggi a Milano in contemporanea alla pubblicazione di questo rapporto, viene lanciato l'Appello di Milano, sottoscritto da medici, ambientalisti e sindacati in cui si evidenzia come si potrebbero evitare 90mila casi all'anno di malattie professionali con l'adozione di REACH.
Greenpeace ha analizzato campioni di anguilla (Anguilla anguilla) provenienti da 20 fiumi e laghi di 10 Paesi europei, riscontrandovi concentrazioni di ritardanti di fiamma bromurati. Su questi composti, utilizzati in tessuti, plastiche e prodotti elettronici, aumenta l'evidenza della loro tossicità. Molti dei composti riscontrati nelle anguille sono ancora impiegati in Europa mentre l'uso di altri è stato limitato fin dagli anni '70.
In Italia, i campionamenti sono stati effettuati nel lago di Bracciano e nel fiume Tevere. Proprio nel fiume della Capitale le anguille sono fra le più contaminate d'Europa.
"Ieri abbiamo consegnato a Palazzo Chigi le firme dei cittadini italiani che chiedono che REACH sia uno strumento per arrivare ad una chimica più pulita. Le industrie devono essere responsabili delle sostanze pericolose che rilasciano nell'ambiente, bisogna proteggere gli ecosistemi d'acqua dolce, la fauna e noi stessi dai veleni della chimica" afferma Vittoria Polidori, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace.
I risultati dello studio di Greenpeace mostrano che in ogni area di prelievo sono stati trovati residui di almeno un ritardante di fiamma bromurato: i livelli più alti nelle anguille del Tamigi, a cui seguono quelli del Tevere. Un campione olandese (Hollandsdiep) mostra le maggiori concentrazioni di Pcb. I livelli più bassi di contaminanti, invece, sono stati trovati in anguille dell'Irlanda occidentale.
Minacciate dalla pesca eccessiva e dalla diminuzione degli habitat, il numero delle giovani anguille che ritornano nelle acque europee dopo le migrazioni è in alcuni casi addirittura inferiore all'1% rispetto ai livelli storici. L'inquinamento può essere una causa importante del loro declino.
"Non ci dobbiamo stupire di questi risultati. Molte specie ittiche sia marine che di acqua dolce sono minacciate dalla contaminazione ambientale. In particolare, le specie ai vertici della catena alimentare e con una percentuale di grasso corporeo elevato, come le anguille, sono da considerare a maggior rischio tossicologico per fenomeni di bioaccumulo. Molti di questi inquinanti sono inoltre degli interferenti endocrini, e quindi possono alterare i processi riproduttivi" - afferma Letizia Marsili, ricercatrice dell'Università di Siena e esperta in ecotossicologia ambientale.
C'è un'evidenza crescente che i ritardanti di fiamma bromurati, composti persistenti bioaccumulanti, causino alterazioni sia negli uomini che nella fauna e due dei gruppi di ritardanti esaminati possono danneggiare lo sviluppo neurocomportamentale e il sistema ormonale tiroideo.
"Greenpeace chiede all'Italia di votare per una legislazione che preveda l'obbligo di sostituzione dei composti pericolosi. Al contrario, l'industria chimica, sostenuta attivamente dal Commissario all'Industria Verheugen, sta facendo lobby per ottenere delle esenzioni che le consentiranno di continuare a produrre dei composti, senza dover fornire informazioni di base sulla loro sicurezza sanitaria" spiega Polidori.
NOTA
I Paesi dove sono stati prelevati campioni sono: Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Polonia, Spagna e Gran Bretagna. Le anguille sono state donate da pescatori e ricercatori oppure acquistate al mercato.
>> Leggi l'estratto del rapporto sulle anguille, in italiano:
http://www.greenpeace.it/inquinamento/chimica/estratto_rapporto_anguille.pdf
>> Leggi il rapporto completo, in inglese:
http://www.greenpeace.it/inquinamento/chimica/rapporto_anguille.pdf
> Sito campagna inquinamento: http://www.greenpeace.it/inquinamento |