Formia da Salvare

23-07-2008
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Oggi si parla di “delocalizzazione degli impianti …” ma la storia è molto complessa e parte da lontano. Purtroppo i fatti dimostrano che questa storia si è svolta fino ad oggi nella completa ignoranza di tutti. L’unico aspetto che tutti conoscono (????) e su cui tutti discutono, riguarda la ormai famosa questione della “delocalizzazione degli impianti di …..”. Ma come leggerete, esso è solo un aspetto marginale di una storia più grave.

Con la deliberazione del Consiglio Comunale di Gaeta n. 116 del 2002 viene approvato il protocollo di intesa tra la Regione Lazio ed i comuni di Gaeta, Fiumicino e Civitavecchia per l’adesione del Comune di Gaeta all’Autorità Portuale di Civitavecchia. Il risultato è che l’intero tratto di costa, da Punta Stendardo a Pontone, passa sotto la direzione dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, conseguentemente perde ogni competenza l’Autorità Marittima (Capitaneria di Porto).
Con successivo decreto ministeriale del Ministero delle Infrastrutture n. 10798 del 27/3/2003 la circoscrizione territoriale dell’Autorità Portuale di Civitavecchia viene quindi estesa anche al Comune di Gaeta. Di fatto l’Amministrazione Comunale vede comprimere limitare il suo potere sulla costa a tutto vantaggio dell’autorità Portuale, ma questo viene valutato come fatto positivo. (??)
Da quel momento in poi si avvia un percorso destinato ad attrarre importanti finanziamenti per sviluppare la portualità commerciale. Dal canto suo il Porto di Civitavecchia persegue un importante progetto destinato a cambiarne il proprio look: l’Architetto Portoghesi ne ha infatti riprogettato il waterfront per consentire un processo di riqualificazione ed aumentare la presenza delle navi da crociera. Vengono infatti siglati accordi con le più importanti compagnie.
Anche a Gaeta vengono destinati importanti finanziamenti, ma serviranno per implementare (e non riqualificare) la banchina di Porto Salvo, dove non sono previste navi crociera ma mercantili e petroliere.
La Regione Lazio con la deliberazione della Giunta n.123 del 2006 approva la variante al Piano Regolatore Portuale (P.R.P.) dopo un lungo e tortuoso iter iniziato nel 2000. Dopo ben sei anni e varie autorizzazioni si decide quindi di dare una nuova configurazione al porto commerciale di Gaeta con la previsione di un consistente ampliamento di:
superfici di accosto che passeranno dagli attuali 400 ml ad oltre 1.100 ml di banchina;
superfici dei piazzali per la sosta delle merci che passeranno da 50.000 mq a 300.000 mq (in particolare si prevede il prolungamento della banchina di Riva fino a 140 ml, mentre la banchina nord – verso l’Italcraft - viene allungata fino a 500 metri.)
inoltre attraverso il riempimento degli spazi retrostanti la nuova banchina si realizzeranno ulteriori 100.000 mq di nuovi piazzali di stoccaggio con celle frigorifero.
Poiché però il fondale antistante le banchine non consente l’accosto di grandi navi mercantili che hanno importanti pescaggi, si prevede anche di dragare tutto il tratto di mare antistante fino a garantire una profondità di 12 metri.
In occasione dell’approvazione della variante al PRP (Piano Regolatore Portuale) la Regione Lazio ed il Comune di Gaeta salutano positivamente l’evento perchè “consentirà di sviluppare le grandi potenzialità del golfo di Gaeta che spaziano dal turismo delle navi da crociera alla realizzazione del polo dell’ortofrutta”. (????)

Con l’approvazione della variante e con l’arrivo dei finanziamenti vengono avviati i lavori di ampliamento del porto commerciale di Gaeta. Da ultimo, nel gennaio 2007, viene pubblicato il bando di gara per i “lavori di escavo nella zona antistante la banchina di riva lato Sud e la testata del Molo Salvo D’Acquisto - Fase D” per un importo di € 20.574.406,41. I lavori vengono aggiudicati a seguito di gara alla Soc. Coop Muratori & Cementisti - C.M.C. di Ravenna, con sede legale in Via Trieste, 76, ma ad oggi i lavori non sono ancora iniziati ed a breve sarà avviata la campagna di indagini geologiche preliminari nel sottosuolo.

In conseguenza di questa implementazione delle attività commerciali del porto emerge la oggettiva ed innegabile necessità di delocalizzare gli impianti di mitilicoltura e itticoltura che, essendo posizionati lungo la rotta di avvicinamento delle navi ne costituiscono intralcio. La delocalizzazione, diversamente da tutto il resto, viene immediatamente percepita dalla gente come fatto negativo e la questione viene posta al centro del dibattito cittadino sia a Formia che a Gaeta. Si discute di inquinamento, sperimentazione, spostamento off-shore, superfici in concessione e sconfinamento, costi dell’operazione, interessi degli operatori ecc.., ma nessuno si sofferma a pensare che le conseguenze negative collegate o collegabili agli impianti sono “poca cosa” rispetto alle devastanti conseguenze ambientali che porterà l’attività del nuovo porto commerciale. Ciò nonostante il progetto di sviluppo procede veloce e qualche polemica si concentra unicamente sullo scarico e stoccaggio dei materiali sfusi (caolino e coke) che liberano polveri nocive per la salute.
Infatti, l’autorità portuale in data 25 novembre 2007 approvava ,con proprio decreto n.228, il PUAP (Piano Utilizzazione Piazzali Aree Portuali) introducendo, secondo alcuni surrettiziamente, una vera e propria variante al PRP (Piano Regolatore Portuale) approvato dalla Regione Lazio e prima citato. In effetti l’Autorità Portuale, attraverso il PUAP, punta ad incrementare ulteriormente le opere portuali attraverso la previsione di magazzini, capannoni e silos alti circa 30 metri.
A questo punto qualcuno, seppur tardivamente, si accorge che il problema ha importanti ricadute sull’intera collettività che vive e si affaccia sul golfo, e comincia a sostenere che tale procedura è illegittima, invocando la sovranità del Comune di Gaeta che deve esprimersi sulle previsioni dell’Autorità Portuale. Questa è quindi costretta a sottoporre il PUAP al Consiglio Comunale di Gaeta che lo respinge, ritenendolo illegittimo. Addirittura con delibera della Giunta Comunale n 102/2007 il Comune di Gaeta decide di impugnare al TAR l’approvazione del PUAP operata dall’Autorità Portuale.
Allo stato il procedimento è fermo e non è stata individuata soluzione. Il Consiglio Comunale di Gaeta ha infatti deciso di riproporre la questione nella prossima seduta utile.

Ciò che più conta oggi è che i cittadini hanno cominciato a prendere finalmente coscienza con questa realtà e con le conseguenze che ne deriveranno. Il progetto di sviluppo del Porto Commerciale è stato colpevolmente sottaciuto ed è stato purtroppo sottovalutato dagli amministratori locali (TUTTI), dalle forze politiche (TUTTE) e dai nostri parlamentari. L’enfasi di snellire i procedimenti e di investire in grandi opere, la necessità di realizzare le “autostrade del mare”, la disponibilità di ingenti risorse economiche per questi progetti, il miraggio degli incrementi occupazionali, ci hanno fatto perdere di vista cosa stiamo effettivamente sacrificando sull’altro piatto della bilancia.
E’ giusto quindi che tutti sappiano cosa potrà accadere e contribuiscano democraticamente a decidere il futuro del nostro golfo. Poi si farà ciò che sarà ritenuto giusto dai più. Ma certo dobbiamo evitare che tra venti anni, trenta anni o forse più, sull’onda del pentimento ed affannati a rincorrere finanziamenti per la riqualificazione ambientale del golfo, ci si debba interrogare, senza trovare risposta, sul CHI, sul COME e sul PERCHÈ tutto ciò sia potuto accadere.
E’ sconcertante notare che quasi tutti i nostri amministratori ed i politici ignorino i termini reali del problema e non conoscano i dettagli del progetto di sviluppo del Porto Commerciale di Gaeta che è opera pubblica finanziata con fondi pubblici.
A noi tutti basti sapere che in un futuro molto prossimo, un numero crescente di navi mercantili e petroliere attraverserà il golfo “sfilando” tristemente davanti la spiaggia di Vindicio, probabilmente ormai deserta. Ma ancor peggio, che queste rotte di avvicinamento al porto saranno salvaguardate da Ordinanze Marittime che ne impediranno l’attraversamento da parte di altre imbarcazioni e natanti. Nessuna regata velica o altra manifestazione sportiva potrà essere ospitata nel golfo, nonostante esso sia stato sempre ed unanimemente definito un paradiso della vela. Queste navi saranno lunghe centinaia di metri ed alte fino a 50 metri e passeranno a poca distanza dalla costa. Stazioneranno alle banchine del porto dove enormi gru, che già oggi svettano fino a 60 metri offrendo un triste spettacolo, ne preleveranno il carico adagiandolo sugli enormi piazzali dove centinaia di TIR arriveranno e partiranno portando al collasso la viabilità che già oggi versa in stato semicomatoso. E se i TIR non basteranno, allora sarà pronta la linea ferroviaria del Consorzio (ex Gaeta –Sparanise) che trasporterà queste merci sino alla Stazione di Formia.
Siamo sicuri che è questo quello che vogliamo !!!!!!!
Se così non è, allora facciamo sentire democraticamente ma efficacemente la nostra voce, senza disperdere energie a cercare inutilmente colpevoli che probabilmente non ci sono. Siamo purtroppo tutti colpevoli di aver ignorato, fino ad oggi, il dovere civico di tutelare il patrimonio pubblico.
Formia da Salvare
Formia da Salvare
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