La storia dello Snowboard

02-05-2007
Didattica
Si narra che giá negli anni '20 qualcuno sulle Alpi avesse provato a montare su una strana tavola restandovi temerariamente in equilibrio durante la discesa verso valle.
Pare che anche gli Slavi si lanciassero lungo i pendii disponendosi trasversalmente su degli sci piuttosto larghi e lunghi. Non rimangono peró testimonianze certe di questi esperimenti che comunque non ebbero un seguito. La vera patria dello snowboard invece sono certamente gli Stati Uniti. La storia comincia nel 1963 nel Michigan quando il signor Sherman Popper, per far giocare i suoi bambini incolló assieme due sci con l'idea di riprodurre un attrezzo simile al monoscí che stava giá diffondendosi tra gli sciatori piú pazzi. Il signor Popper s'avvide peró che i suoi ragazzi si disponevano di traverso sulla tavola, questo fatto gli fece subito venire in mente la stretta analogia di questa posizione con quella del surfista da onda e battezzó il modello che derivó da queste riflessioni "Snurfer". Esso fu ottenuto elaborando un surf da onda assemblandovi dei bordi metallici e progettando un apposito attacco. Questo intraprendente inventore registró il nome e cedette i diritti alla ditta Brunswick che incominció a produrre in serie lo Snurfer vendendone alquanti modelli. Queste tavole giallo-nere di legno compensato fecero il giro degli Stati Uniti ed una di esse arrivó tra le mani di Jack Burton Carpenter che, allora quattordicenne, cominció ad elaborare lo Snurfer per migliorare le sue prestazioni agonistiche. Burton proveniva dalla scuola dei surfisti d'onda e incominció a produrre surf da neve nel 1977.

Questi modelli somigliavano molto allo Snurfer di Popper; si diversificavano un po' per il fatto che essi erano stretti come un monoscí, costruiti di legno di acero laminato, con gli attacchi di gomma regolabili e muniti di una superficie antisdrucciolo. Un ingegnere di New York, D. Milovitch, anch'egli ispirato dal surf d'onda, fabbricó alcuni evoluti prototipi di tavole da neve e registró il brevetto di queste soprannominandole "Winterstick". Le tavole di Milovitch furono costruite dapprima in legno resinato, ma la loro fragilitó consiglió di fabbricarle con un'anima schiumata racchiusa tra laminati in fibra di vetro e con base in PTEX. Le enormi spese a cui andó incontro Milovitch per produrre tali sticks non furono ricompensate altro che da una unanime positiva critica. Purtroppo il costo di tali tavole si riveló troppo alto per invogliare le masse a gettersi nell'avventura dello snowboard. Vi fu un terzo pioniere della produzione di snowboard, e risponde al nome di Tom Sims.

Quest'ultimo fu commercialmente avvantaggiato rispetto ai suoi colleghi perché egli giá produceva Skate-boardes e tavole da onda. Egli cominció col produrre lo Ski-boardes che era sostanzialmente una tavola di plastica sagomata incollata ad una base da skate. Piú avanti Sims si mise a produrre una tavola in fibra piuttosto simile al Winterstick, con la differenza che questa era munita di unapinna centrale di alluminio flessibile. Anche Sims vendette poche tavole, ma non si diede per vinto e cominció a sperimentare legno e lamine. Sagomó la tavola ispirandosi come forma al monoscí, mantenendola peró piú stretta e meno sciancrata 1. L'attacco era costituito da una doppia cinghia in gomma detta Leash. La costruzione di questo modello fece nascere una forte polemica con Jeck Burton che accusó Sims di aver copiato i suoi giá affermati snowboard. Con queste sue tavole Sims vinse il primo campionato mondiale svoltosi nel Colorado durante la primavera del 1981. I successi agonistici, come sempre accade, furono di supporto per quelli economici.

Lo snowboard stava per conquistare le masse. Questi modelli dell'inizio degli anni ottanta sono peró lontani dai modelli degli anni novanta: essi erano scarsissimamente flessibili, poco resistenti alla torsione, la posizione dei piedi era eccessivamente arretrata, e troppo distanziata tra di loro; su queste tavole in definitiva si doveva lavorare ancora parecchio per migliorarne le prestazioni. Per la veritá durante gli anni settanta vi era giá stato chi dello snowboard sembrava aver capito molto, va ricordato a questo proposito Robert C. Weber, ideatore statunitense di snowboard tanto geniale quanto sfortunato. Il suo progetto di snowboard, brevettato nel giugno del 1973 e descritto nei minimi particolari con dovizia di schizzi e disegni, precorre il progetto di uno snowboard di ottimo livello degli anni novanta in quanto vi é indovinata la distribuzione delle masse, la sciancratura, la posizione dei piedi, l'angolazione di questi rispetto all'asse della tavola, la cui assimmetricitá ricorda molto da vicino quella delle odierne tavole da competizione.

Il progetto di Weber era perció quello di un ottimo snowboard dell'ultima generazione, ma purtroppo non ebbe successo perché l'ideatore non trovó nessuno che lo aiutasse a metterlo in produzione. Questo fu un vero peccato perché, se fosse andata altrimenti, lo snowboard si troverebbe oggi vent'anni piú avanti. Quelli che fecero una vera fortuna vendendo gli snowboard furono Sims e Burton che, dopo il primo periodo giá citato di tentativi falliti, incominciarono a puntare gli occhi sul vastissimo mercato europeo, che nel frattempo soprattutto nelle localitá turistico-invernali della Francia dove, nel frattempo, aveva riscosso un buon successo la pratica del monoscí.

I produttori statunitensi ebbero l'intelligenza e la lungimiranza di far commercializzare in Europa i propri modelli dalle grosse industrie produttrici di sci europee [3], le quali sfruttando gli avanzatissimi processi tecnologici ed i macchinari a loro disposizione, riuscirono anche a migliorarne sempre piú la qualitá quando non anche la sostanza (ricordo per esempio che la Burton é prodotta e commercializzata in Italia dalla Spalding). Inoltre, come era giá accaduto per lo sci alpino, se gli europei si dimostrarono ancora una volta lenti a recepire le novitá, una volta che essi si interessarono al fenomeno snowboard, si gettarono subito alla ricerca di valorizzare al massimo questo fenomeno.

Si pensi all'eccezionale incremento sia del numero di manifestazioni agonistiche, che del livello tecnico raggiunto dai concorrenti, oppure al fenomeno nascente dello Snowboard estremo. Il francese Bruno Gouvy ha giá disceso con la tavola montagne incredibili come la ovest dell'Eiger, l'est del Cervino, l'Everest e les Groundes Jourasses, e l'italiano Emanuele Dondi ha, per primo, disceso la nord della Marmolada ed il Cervino dalla parete sud.

Questi uomini, compiendo tali imprese, magari anche criticabili a causa della loro oggettiva pericolositá e per l'alone di esibizionismo che si portano appresso, hanno il duplice merito di testare severissimamente il mezzo meccanico, suggerendo alle ditte produttrici le modifiche del caso, ed inoltre fungono da eccezionale cassa da risonanza per diffondere il messaggio che é insito nello sciare con lo snowboard. Una cosa é sicura, e cioé che dal rudimentale Snurfer con il quale giocavano i figli del signor Popper di strada se ne é fatta moltissima, resta peró certo che non si puó nemmeno immaginare quella che sará l'evoluzione dello snowboard degli anni 2000.
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