Surf, le precedenze ai tempi del Coronavirus

di Valentina Bruni


24-04-2020
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E’ trascorso poco più di un mese da quando l’Oms ha dichiarato la pandemia globale a causa dalla diffusione del Coronavirus (COVID-19) e nel corso di questo periodo lo scenario mondiale è mutato di Paese in Paese.
In questo articolo prendiamo spunto da una notizia giunta dall’estero per trattare di un’importantissima questione: assecondare la passione per il surf ai tempi del Coronavirus.


Il 20/03 il governatore della California, Gavin Newsom, ordina ai cittadini di rimanere nelle proprie case per evitare il diffondersi del Coronavirus, tuttavia la gente continua ad affollare le spiagge con pattini, biciclette, teli e tavole per godersi le splendide giornate di sole. Tali circostanze hanno costretto diversi sindaci ad optare, seguendo il modello italiano, per l’ordinanza “Safer at Home” (più sicuri a casa) che prevede la chiusura al pubblico di bar, ristoranti, nightclub e luoghi di ritrovo, comprese le spiagge, dove è stato ufficialmente proibito fare surf. Non sono mancate le proteste degli abitanti locali, che hanno spinto diversi esponenti del panorama scientifico a pubblicare articoli nell’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica circa la necessità di rispettare delle semplici regole di base per scongiurare l’aggravarsi della situazione, sebbene comporti qualche sacrificio.
In Italia, purtroppo, questo scenario si era già concretizzato tempo prima, ma i segnali di ripresa sono già evidenti.
Infatti in data 10/04 il Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, comunica che vengono prorogate fino al 3 maggio le misure restrittive sin a quel momento adottate per il contenimento dell'emergenza. Tuttavia aggiunge che «il comitato tecnico scientifico ci ha dato una conferma: i
segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti. Ci sono evidenti indicazioni che le misure di contenimento sin qui adottate dal Governo stanno dando dei frutti.»
Dunque al momento è ancora vietato svolgere attività sportive all’aperto, compresi surf e sup, anche in solitaria. Nonostante ciò, continua il Presidente «il lavoro per la fase 2 è già partito: non possiamo aspettare che il virus scompaia del tutto dal nostro territorio. Superata la fase acuta, infatti, dovendo convivere con il virus stiamo lavorando ad un programma attraverso l'istituzione di un gruppo di lavoro di esperti che si occuperà di elaborare le misure necessarie per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive, anche attraverso l’individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali, che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell’emergenza.»


E’ ovvio che, data la giovinezza di questo virus, non è ancora possibile fornire delle evidenze scientifiche circa la possibilità di contagio in acque aperte, tuttavia è opportuno tenere presente che seguire delle semplici regole di comportamento non potrà far altro che giovare.


Kim Prather, una delle principali chimiche dell'atmosfera presso la Scripps Institution of Oceanography e docente al Dipartimento di Chimica e Biochimica della UC San Diego, ritiene che questo nuovo Coronavirus sia abbastanza leggero da fluttuare nell'aria molto più lontano di quanto pensiamo. La regola del distanziamento fisico di 1m, ha detto, non si applica in spiaggia, dove i venti costieri possono diventare abbastanza forti e far volare le particelle virali. I Coronavirus sono racchiusi da quello che lei chiama “rivestimento esterno” (pericapside), formato da un doppio strato di glicoproteine e lipidi. Il grasso tende a fluttuare sulla superficie dell'acqua, simile all'olio in una vinaigrette, ma è pur vero che quella fragile "busta" a contatto con calore, sale o acqua probabilmente causerebbe la morte del virus.


Molte regioni italiane si interrogano su come riuscire a far conciliare la voglia di mare negli stabilimenti balneari con il distanziamento sociale ed il rispetto delle norme anti-coronavirus.
All'articolo 2 comma 12 del decreto del presidente del consiglio del 10 aprile si legge: previa autorizzazione del prefetto, «per le attività produttive sospese è ammesso l’accesso ai locali aziendali di personale dipendente o terzi delegati per lo svolgimento di attività di vigilanza, attività conservative e di manutenzione, gestione dei pagamenti, attività di pulizia e sanificazione ed è consentita la spedizione verso terzi di merci giacenti e la ricezione in magazzino di beni e finiture.»
Pertanto, in attesa che ci siano direttive vere a livello nazionale, sono state avviate le operazioni di ripristino degli stabilimenti balneari ed i lavori necessari per prepararsi a far ripartire la stagione rispettando le norme di sicurezza (mascherine, distanziamento sociale).


Ciò è accaduto ad esempio in Liguria: il presidente della Regione Toti, in deroga all’ultimo decreto del governo sulle riaperture, così come Abruzzo, Puglia ed Emilia Romagna, ha infatti concesso di rimontare le strutture, e fare la manutenzione che serve per le riaperture. A differenza della chiusura annunciata dal governatore della Campania De Luca qualora il Nord dovesse decidere di riaprire i confini prima del tempo e senza le dovute garanzie in questa terribile lotta contro il Coronavirus.
Ma non ci sono solo stabilimenti privati: le spiagge di gran parte delle coste italiane sono pubbliche, e rappresentano i luoghi che per antonomasia nei mesi estivi vengono presi d’assalto. Mantenere le distanze qui sarà il complito più complesso, che spetterà ai comuni, Spiega Antonio Decaro,
sindaco di Bari e presidente Anci: «Noi sindaci aspettiamo con senso di responsabilità, che credo tutti ci riconoscano dall’inizio dell’emergenza, le indicazioni delle autorità sanitarie. Saranno loro a dirci a quali condizioni si potrà fruire delle spiagge. Ci adegueremo e garantiamo fin d’ora che metteremo il massimo impegno per agevolare i cittadini che naturalmente vorranno poter andare al mare. Ma sempre a partire dalle indicazioni e dalle prescrizioni che saranno fornite da chi ha le competenze per darle.» Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano conferma infatti che gli oltre 900 km di spiagge pugliesi, anche nei tratti liberi, sarebbero nel caso accessibili dietro stretta ed organizzata sorveglianza. L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, aggiunge, sta scrivendo il piano epidemiologico per la riapertura.


«Questa estate andremo al mare»: lo ha detto anche il sottosegretario al ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Lorenza Bonaccorsi a Rainews24, spiegando che il comitato tecnico-scientifico nominato dal governo è al lavoro per valutare una serie di ipotesi che consentano, con adeguate misure di sicurezza, di non rinunciare anche alla spiaggia. Un annuncio che fa discutere, arrivato poche ore dopo l’invito della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen a non prenotare le vacanze estive, mentre il Paese si prepara ad affrontare – non senza incertezze – la «fase 2» che consentirà un allentamento del lockdown.
In merito si è espresso anche Giulio Tarro, uno dei massimi esperti di virus ed epidemie, che in diverse interviste ha dichiarato «Non prevedo mascherine sulla spiaggia. Con l’arrivo del caldo, finirà tutto; prova ne è che alle latitudini africane il Covid non attecchisce. Dobbiamo stare tranquilli, le misure necessarie sono state prese, bisogna solo aspettare.
La stagione estiva non è più la stagione della malattia da raffreddamento che è quella collegata al Coronavirus. Quindi con l’arrivo della stagione estiva il virus molto probabilmente se ne andrà.
Sicuramente non è l’ambiente naturale di questo virus ed è certamente un elemento climatico eccezionale come antivirale.»


Ci si chiede quindi, qualora le misure restrittive dovessero essere riviste e fosse possibile praticare surf e sup, quali potrebbero essere gli accorgimenti da adottare per praticarlo in maggior tranquillità.
Prendendo spunto da alcune domande sorte in varie discussioni sui social abbiamo chiesto chiarimenti tecnici a Nicola Abatescianni della scuola TanaOnda surf, atleta e responsabile per il surf e sup della scuola. Sin dall’inizio dell’intervista è emerso come la parola chiave della questione fosse “precedenze”.


In riferimento al surf cosa pensi riguardo il Coronavirus?
«Tengo innanzitutto ad esprimere la mia stima verso tutta la comunità surfistica per ciò che sta facendo in tutto il mondo: non praticare surf e restare a casa durante l’emergenza, andando contro l’istinto viscerale e la dipendenza da onda per il bene comune. Sono però sicuro che prestissimo torneremo in acqua con le giuste attenzioni.
Gli scienziati di tutto il mondo stanno ancora conducendo ricerche per apprendere le caratteristiche di base del virus e finora né l’OMS, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie né le
agenzie sanitarie locali hanno avvertito che il virus può essere diffuso dagli spruzzi oceanici o costieri brezza marina. Tuttavia, hanno stabilito che può essere diffuso da goccioline generate da starnuti o tosse e venendo a contatto con esso sulle superfici. Questo è quello che ci hanno insegnato!
Perciò, fino a nuove indicazioni, sarebbe utile rispettare le regole basate su ciò che già sappiamo del virus, come mantenere la distanza sociale.»


Come pensi che questo possa essere applicato al surf?
«Molti surfisti, soprattutto i principianti, non sanno che nel surf ci sono delle regole universali non scritte, ormai acquisite e osservate. Queste regole sono sacrosante, vanno conosciute e rispettate affinché una divertente session di surf non si trasformi in un incubo, e anche per garantire la propria sicurezza e quella degli altri.
Non voglio soffermarmi adesso sull’educazione surfistica e sportiva perché ci sarebbe molto da dire e vorrei mantenermi sull’argomento. Tuttavia penso che, in questi tempi, tali regole siano ancora più necessarie e fondamentali. »


Puoi indicarci quelle che, secondo te, al momento possono essere le più importanti e perché?
«Senza dubbio le regole circa le “precedenze”, che consentono di rispettare la distanza sociale, se non di aumentarla, evitando le collisioni fra surfisti e lasciando spazio per il surfing di chi in quel momento impegna un’onda.
E’ importante, infatti, mantenere la giusta distanza sulla line up, ma questo da solo non sarebbe sufficiente. »

Puoi indicarcele?
«NON DROPPARE sicuramente! Droppare riassumendo e facilitandone la comprensione, significa partire su un’onda su cui già un altro surfista sta surfando. Se stai remando per prendere un’onda, ma un surfista è già su quella, devi dargli la precedenza e smettere di remare. Pertanto, prima di remare per un’onda è bene guardare a destra o sinistra per assicurarsi che un surfista non sia già in parete per evitare collisioni che porterebbero inevitabilmente a non poter mantenere una distanza sociale e cautelativa.» Scusa, chi ha il diritto di precedenza? «Il surfista che per primo si mette in piedi sulla tavola ha il diritto di precedenza sull’onda. Se più surfisti partono nello stesso momento, il più vicino al picco (o alla schiuma) ha la precedenza sugli altri. Chiaramente quando si è sulla line up si dovrà mantenere la distanza gli uni dagli altri impegnando a turno la zona del picco.»

Altre regole?
«PADDLING Il surfista che sta surfando l’onda ha la precedenza sul surfista che risale per tornare sul picco. Il surfista che risale deve sempre remare non in linea retta, ma facendo il giro largo e più distante possibile dal picco, lasciando libera la parete per il surfista che la sta surfando. Nel caso in cui ci si trovasse nell’inside e un surfista è in parete, occorre remare verso la schiuma lasciando libera la parete, e dopo aver superato l’onda remare verso il largo allontanandosi dalla traiettoria del picco, in modo da non intralciare il surfista sull’onda successiva. Tutto questo, che di buona norma va tenuto sempre presente, in questo momento eviterebbe collisioni e di conseguenza la riduzione della distanza sociale. Per quanto riguarda il mantenimento della distanza sociale nel paddling, spesso capita di remare fuori accanto ad altri surfisti, ma sono sicuro che abituandoci a mantenere la distanza sociale sulla terra ferma, diventerà automatico farlo anche in questo caso.»

« NON SNAKEARE Significa non aggirare mai un surfista che si trova già in precedenza sul picco e pronto a partire, con l’intento di portarsi in precedenza e rubargli l’onda.»

Pensi che queste regole debbano essere seguite anche da chi pratica in solitaria?
«Come in tutti gli altri sport, anche per surf e sup bisognerebbe incoraggiare l’adesione a club o associazioni sportive, in quanto possono offrire un valido sostegno per lo svolgimento dell’attività e per affrontare i pericoli, come questo periodo ci ha reso evidente. Conoscere le regole in questo genere di sport è fondamentale per approcciarsi agli altri con rispetto, soprattutto durante la stagione balneare, quando la line up è inevitabilmente affollata. Le regole, fanno parte di un codice di comportamento molto forte che tutti devono rispettare … altrimenti sarebbe come se attraversassimo con l’auto un incrocio pericoloso privo di segnaletica e senza alcuna regola sulle precedenze.»

Come ritieni che club e associazioni sportive dovrebbero operare qualora si dovesse rientrare in acqua? «Sicuramente per un po’ di tempo saranno in vigore ancora diverse restrizioni. In questi giorni si è sentito dire che, qualora si dovesse riprendere a praticare sport all’aperto, sarebbe meglio farlo in solitaria, con allenamenti ad un solo atleta per volta e cercando di ridurre al minimo il numero degli allievi, evitando assembramenti per quanto riguarda le lezioni. Credo che probabilmente alcune associazioni e club dovranno rivedere le modalità di svolgimento delle attività, soprattutto di formazione, riducendo il numero di allievi nella stessa sessione e garantendo che vi sia la giusta distanza (magari oltre i 2m) tra le persone sulla line up e durante le uscite in Sup.

Questo è quanto abbiamo fatto per la nostra scuola surf prima del lockdown generale dell’11 Marzo e questo e quello che prevediamo nella fase di riapertura. Lezioni fatte su prenotazione e soprattutto, ci impegneremo nel seguire la comunità surfistica della nostra zona, come se fossimo degli agenti del traffico, per un’equa distribuzione dei surfer sui diversi picchi e spot. Per quanto riguarda le mascherine le indosseremo fuori dall’acqua ma quando in sulla line up … distanza sociale!»

Cos’altro vuoi aggiungere a conclusione dell’articolo?
«Quanto detto potrebbe sembrare complesso ed inapplicabile in termini pratici, ma garantisco che le “precedenze” fra le onde sono un naturale ed automatico distanziamento sociale conosciuto da oltre mezzo secolo nel mondo del surf. Ora io non credo di avere le competenze per scendere nei dettagli scientifici di cosa, come e quando si possa diffondere questo virus in acqua e in mare, ma sicuramente dovremo fare i conti con il mantenimento di questa distanza sociale fino a quando cure o vaccini prenderanno piede. Per abitudine io ho sempre ragionato in termini di sicurezza e se ci dicono un metro di distanza, io dico che allora ne dovremo avere tre per stare più tranquilli e sono sicuro che ci divertiremo ugualmente assieme sulla line up. Ho un pensiero positivo, perché qualche notizia buona la conosciamo da anni, il mare ha i suoi benefici con il sole, iodio e calore, sono un toccasana, e voglio pensare che quando saremo per mare, avremo la forza di sconfiggere il virus.»

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